lunedì 18 aprile 2011

NUOVI VENTRI: corpi elettronici e disordini architettonici

Nuovi ventri è un libro che illustra il processo evoluti vo dell’architettura che da disciplina “oggettiva” fondata sulle rigorose regole della geometria diventa, con la nascita di nuove tecnologie informatiche ed elettroniche, sempre più “soggettiva”, corporea, flessibile e comunicativa . Secondo la concezione vitruviana, il corpo umano (armonico in quanto corrispondente alle principali forme perfette della natura), era un modello di misurazione dello spazio. Nell’estetica rinascimentale la realtà era perciò rappresentata in modo esatto, matematico, razionale. Ben presto però “l’impossibilità di vedere in una sola occhiata tutte e tre le dimensioni”(T.Temanza) porta ad un cambio di pensiero; si passa dall’idea di corpo come modello di misura all’idea di corpo come sistema percettivo e successivamente a un sistema psicofisico. E’ con il Bauhaus che si comincia ad avere un’ibridazione tra corpo e forme organiche, nelle rappresentazioni corpo e scenografia si confondono. Quest’ “estensione” del corpo arriva alle estreme conseguenze con la progettazione del cyborg, un corpo dilatato, trasformato e riconfigurato per un suo potenziamento cibernetico. Sterlac , costruendo protesi in grado di recuperare anche gravi disabilità motorie, si accorge sempre più di come si stia passando da un sistema biomeccanico ad un sistema bioelettronico ed è sempre più accentuata la convergenza tra i codici d’informazione anziché tra le forme.
Come può dunque l’architettura adattarsi a nuove esigenze?Come può fornire soluzioni adeguate ad un mondo così complesso e spesso caotico e imprevedibile? Non esiste un criterio univoco per progettare ma solo punti fissi:
-La dismisura
Nuove idee di città basate su sistemi che guardino alla macroscala (es. laboratorio Stalker e struttura frattale delle galassie) e nuove idee di architetture (P.Cook , L.Woods, Zaha Hadid).
-Lo sradicamento
Architetture libere, scomposte, frantumate, dilatate, piegate e liquefatte. Architetture che si adattano a un mondo dinamico, labirintico, in cui c’è un interscambio fra persone, merci e mezzi di comunicazione (Coop Himmelblau, Hadid, Koolhaas, Ito).
-La fluidità
Dissoluzione della forma , deformazione, avvicinamento al mondo organico dei flussi, dei movimenti, delle connessioni (Eisenman)
-La visceralità
Ricerca di una dimensione uterina, esplorazione del limite tra materia formata e materia informe (F.Gehry, G.Lynn)
-La virtualità
Ibridazione fra reale e virtuale, fra spazio a 3 dimensioni e spazio a n dimensioni (M.Novak).
-La sensibilità
Capacità di interazione e relazione, architettura che avverte modificazioni (N.Negroponte).
L’elettronica ha rivelato un mondo naturale molto diverso dall’universo meccanico, governato da leggi matematiche esatte formulate dalla prima rivoluzione scientifica, una natura caotica che non può essere studiata con un approccio quantitativo ma piuttosto qualitativo. E’ necessario quindi progettare macchine che alla logica analitica sostituiscano la logica dei sensi. Macchine corporee, intelligenti, capaci di affrontare non solo problemi quotidiani ma anche imprevisti. La domanda che ci si pone ora è :” Siamo sicuri di voler lasciare un totale controllo alla macchina? A mio avviso bisogna sempre ricordarsi dell’obiettivo che vogliamo raggiungere. Il progresso tecnologico per un miglioramento della qualità della vita (cellulari,navigatori satellitari, lenti a contatto, dentiere) o al fine di migliorare gravi disabilità motorie, disturbi ottici o auricolari svolge un ruolo fondamentale e dobbiamo supportarlo e incentivarlo; non so fino a che punto sia giusto spingersi con tecnologie che, seppur migliorerebbero alcuni aspetti della nostra vita, annienterebbero la nostra persona ( http://www.youtube.com/watch?v=2n8XYF-qOwY ).

martedì 12 aprile 2011

RIFLESSIONI SU "NUOVE SOSTANZE"_L'informatica e il rinnovamento dell'architettura

Nella nostra disciplina si va consolidando una nuova condizione che si potrebbe definire di "modernità contemporanea", strettamente legata al complesso rapporto tra la modernità e il mutamento. L’accelerazione della velocità nelle trasformazioni che caratterizzano la nostra epoca tende infatti a mettere in crisi la tradizionale capacità dell’architettura moderna di accogliere il mutamento e di adeguarsi ad esso: nelle sue manifestazioni di maggior successo, l’architettura tende oggi a metabolizzare il mutamento trasfigurandolo dal punto di vista figurativo.
Da una parte è quindi opportuno considerare che è in atto una modificazione profonda rispetto alla tradizionale stabilità alla quale l’architettura legava la sua identità; stabilità che era il riflesso di una società che si modificava molto lentamente. Le nostre società invece si muovono e quindi si trasformano con una velocità di gran lunga maggiore e di conseguenza l’architettura, che per sua intima essenza ne costituisce la rappresentazione, deve riflettere su questa differente condizione: la fluidità va in qualche modo assunta come elemento costitutivo del processo e dell’esito progettuale.
Ma non bisogna dimenticare che l'architettura costruisce sequenze di immagini che, per loro natura, sono stabili, definiscono l’identità dei luoghi e si contrappongono con la loro permanenza alla vorticosa mutevolezza delle immagini virtuali che oggi ci assalgono attraverso la comunicazione multimediale. In questo senso, l'architettura è uno strumento essenziale della nostra memoria e della nostra solidità emotiva perché conforma lo spazio vissuto e nello stesso tempo, in quanto insieme strutturato di spazi, permette di collocare gli eventi in luoghi distinti ed identificabili. L’architettura è quindi un formidabile antidoto contro lo smarrimento dell’indistinto e del mutevole.
In questa condizione di complessità il progetto di architettura deve agire per trovare il suo punto di equilibrio e la sua capacità di conformare l’ambiente antropizzato.
Molto interessante a tal proposito è, a mio avviso, il pensiero espresso da Gae Aulenti in un'intervista.

«L’architettura nella quale mi piacerebbe riconoscermi deriva da tre capacità fondamentali di ordine estetico e non morale. La prima capacità è quella analitica nel senso che dobbiamo saper riconoscere la continuità delle tracce urbane e geografiche sia concettuali che fisiche, come essenze specifiche dell’architettura […]. La seconda capacità è quella sintetica cioè quella di saper operare le sintesi necessarie a rendere prioritari ed evidenti i principi dell’architettura, in grado di contenere qualsiasi variazione e cercando di allontanare così dal progetto quel tanto di arbitrario che esso naturalmente possiede. La terza capacità è quella profetica, propria degli artisti, dei poeti, degli inventori. Se la tradizione di una cultura non è qualche cosa che si eredita passivamente, ma qualche cosa che si costruisce ogni giorno, questa terza capacità non può che essere una aspirazione. Una aspirazione a creare un effetto di continuità della cultura, a costruire le sue forme e le sue figure, con un contenuto personale e contemporaneo.»
Gae Aulenti, 1996