domenica 28 marzo 2010

Dalla periferia dell'architettura

..."Per me, l'architettura fluttua perennemente tra due estremi e assume una forma definita solo quando sono io a stabilirlo. Oscilla tra interno ed esterno, astrazione e rappresentazione, tra la parte e il tutto, tra storia e presente, tra passato e futuro, tra semplicità e complessità. Forse ciò è duvuto al mio timore di sigillare in una singola entità la completezza del tutto. Persino quando sono fermamente convinto di una decisione presa, i ripensamenti mi attanagliano, lasciandomi in preda ad uno stato d'ansia in cui si combinano in me stesso fiducia e insicurezza. Quando progetto, oscillo perennemente tra questi estremi e quanto maggiore è l'ampiezza delle oscillazioni, tanto più dinamico risulterà il prodotto finale. Oggigiorno i presupposti culturali sono, in un certo senso, limitati. In architettura, in particolare, si sono rese astratte le espressioni della cultura regionale e storica, sostituite da tratti basati sul razionalismo economico: semplicità e mediocrità sono divenute predominanti. Funzionalità e razionalità sono alla base di tutto ciò che si costruisce, ovunque prevalgono spazi omogenei e privi di personalità (effetto di una logica unicamente funzionale). Si stanno creando luoghi caratterizzati dall'astrazione e dall'estensione. Li si sta privando dell'umanità e ciò che ne risulta è quella condizione definita come "perdita del centro". L'architettura si sta trasformando in un prodotto...Il contesto umano e urbano viene
dimenticato e l'architettura finisce per configurarsi come un mero indulgere al proprio sentire."

Tadao Ando

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