La dott.ssa Procacci, direttrice dell’ufficio Affari generali e relazioni culturali, che mi guida cortesemente a visitare la struttura, inizia col descrivere la nascita dell’istituto.
”Sono passati ormai più di 50 anni da quando, nel 1954, fu sancito un vero e proprio accordo culturale tra Italia e Giappone. A partire da quel momento, la realizzazione dell'Istituto è stata una priorità per tutti gli ambasciatori giapponesi a Roma. Il primo progetto di costruzione, in verità, risale agli anni '30, ma l'Istituto fu inaugurato ufficialmente solo il 12 dicembre 1962, con uno spettacolo di danza tratto dal teatro kabuki, e venne in tal modo a rappresentare il primo esemplare di questo tipo fuori dal Giappone.
Inizialmente gestito e sovvenzionato dal Ministero degli Affari Esteri per il tramite di un ente privato denominato "Società per la Promozione delle Relazioni Culturali Internazionali" , la cura dell'Istituto fu poi assegnata ad una fondazione giapponese indipendente, nata nel 1972 e chiamata "The Japan Foundation" ,di cui l'Istituto rappresenta la sede italiana. Questa fondazione, che dall'ottobre 2003 è un ente ad amministrazione indipendente, ha attualmente sedi in circa venti nazioni, favorendo e sostenendo studi, ricerche, pubblicazioni e programmi di studio sul Giappone mediante sovvenzioni e donazioni.”…
"Le uniche città dove sono presenti Istituti di Cultura Giapponesi sono in Europa, a Roma, Colonia e Parigi. Ma solo nelle prime due, gli edifici sono realizzati ricalcando fedelmente lo stile giapponese classico, sebbene contaminato con motivi moderni". A Roma, l'area dedicata alla fondazione è un terreno di circa 2.900 metri quadri concesso dal Comune di Roma. Sulla sua superficie sorgono un edificio di 3 piani, splendido esempio di architettura giapponese moderna nello stile del periodo Heian, ed il giardino, che rappresenta un prezioso e mirabile esercizio in stile tradizionale giapponese, il Sen-en.Aggiunge la Dott.ssa Procacci, "il governo giapponese ha finanziato l'intera opera, trasformando l'Istituto in una sorta di enclave giapponese in terra italiana". All'interno dell'Istituto, è il governo nipponico che valuta i progetti da portare avanti gestendone i finanziamenti, ma anche che paga gli stipendi dei dipendenti, sia giapponesi che italiani.Le costruzioni tradizionali erano realizzate tipicamente in legno. Nonostante il progettista dell'edificio, l'architetto Yoshida Isoya, abbia utilizzato in questo caso cemento armato, vengono preservate tutte le caratteristiche del periodo Heian, compresi i caratteristici shôji, le porte scorrevoli in carta di riso, che forniscono agli ambienti una luminosità omogenea, tenue e soffusa. Gli interni dell'edificio meritano una visita per la tipica sala di rappresentanza, la raffinata sala d'ingresso, ma soprattutto il takenoma, il salotto in bambù situato al primo piano davanti all'Auditorium, quest'ultimo utilizzato per concerti, proiezioni, spettacoli di danza e teatro, conferenze.La perla dell'Istituto è senza dubbio il giardino Sen-en (letteralmente "giardino con laghetto"), primo in Italia realizzato da un architetto giapponese, Ken Nakajima, lo stesso che ha progettato il giardino giapponese dell'Orto Botanico. Secondo la tradizione, la realizzazione di questo tipo di giardini prevede la presenza di un laghetto, rocce, isolette, ponticello, cascata, in tal caso realizzata con pietre prelevate dalla campagna Toscana, e tipica lampada in pietra, il tôrô. La veranda, tsuridono (letteralmente "svago della pesca"), è il migliore punto di osservazione del giardino. Completano lo stupendo scenario una serie di curatissime piante, tra cui esemplari di ciliegio, simbolo del Giappone, glicine, iris, pino nano ed ulivo, quest'ultimo in rappresentanza del forte legame esistente con la cultura mediterranea. Le attività dell'Istituto, a Roma come all'estero, sono volte alla divulgazione della cultura, delle arti e delle tradizioni giapponesi, tenendo conto delle derivazioni di cui queste si sono arricchite nel corso dell'ultimo secolo, avvicinandole enormemente al mondo occidentale, mediterraneo e mitteleuropeo.La dinamicità dell'Istituto si concretizza nell'organizzazione di vari generi di mostre, sempre incentrate sull'arte e le tradizioni giapponesi, con temi che spaziano dall'arte antica a quella contemporanea, costumi, folklore, stampe, fotografie o semplicemente oggettistica. Sono inoltre presentati balletti, concerti tradizionali e rappresentazioni teatrali, ma anche conferenze tenute da competenti esponenti e conoscitori di cultura giapponesi, con lo scopo di confrontare ed avvicinare il mondo del Giappone con quello dell'Italia ed Occidentale in genere ..Nella biblioteca è custodita la più completa e ricca raccolta di materiali sul Giappone presente in Italia, quasi equamente divisi in giapponese e lingue europee (soprattutto inglese). Il vasto patrimonio è costituito da oltre 30.000 volumi (di cui circa la metà in giapponese), quasi 200 riviste, i maggiori quotidiani giapponesi ed audiocassette per studiare la lingua. La consultazione dei testi è libera ed è prevista a breve la pubblicazione in rete del catalogo. Il prestito è possibile anche per corrispondenza.L'Istituto presenta inoltre interessanti rassegne cinematografiche, portando in visione pellicole fuori commercio. La cineteca comprende circa 140 film a soggetto in versione originale sottotitolata e circa 80 documentari su cultura ed arte giapponesi.Associazioni, Accademie ed Enti che intendano promuovere, senza fini di lucro, la divulgazione di arte, cultura e tradizioni giapponesi, possono fare richiesta di prestito del materiale di cineteca e di alcune mostre fotografiche.
domenica 25 aprile 2010
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