mercoledì 14 aprile 2010

interventi conferenza auditorium 8 aprile

Santiago Calatrava
L’architetto, che ha realizzato il Museo delle Scienze a Valencia e La città dello sport di Tor Vergata a Roma descrive Roma come una città storica ricca di monumenti, parchi, ville, vie, piazze e fontane capaci di suscitare emozioni . Molti lettarati e pittori hanno accolto le sensazioni e la “musica” di questa città. Secondo Calatrava, che cita una frase di Perret, “L’architetto è colui che riesce a rendere le rovine belle”. Questa “bellezza” potrebbe esser restituita alla città principalmente attraverso la bonifica del fiume Tevere, la tutela delle risorse ambientali e il potenziamento dell’arte urbana.

Peter Calthorpe
L’architetto e urbanista, consulente del piano strutturale del comune di Arezzo e fondatore del new urbanism, descrive i cambiamenti climatici e pensa ad una riqualificazione di Roma e alla costituzione di nuovi modelli urbani basati sul risparmio delle risorse energetiche secondo principi di sostenibilità. Agli aspetti ambientali aggiunge quelli infrastrutturali sottolineando la necessità di connessioni e interdipendenza dei luoghi.

Stefano Cordeschi
L’architetto, professore alla facoltà di architettura di Roma 3, descrive la città come un corpo unico; le periferie sono le nervature di questo corpo, bisogna vascolarizzarle affinchè tutto sia più pulsante. I grandi vuoti delle periferie hanno molte potenzialità se si stabiliscono relazioni forti con il centro. La manutenzione e il recupero sono strumenti utili a conservare il valore dell’opera (necessari per il Foro Italico ma non per le caserme che dovrebbero esser distrutte)


Roberto D’agostino
Il presidente dell’Associazione AUDIS (aree dismesse urbane) propone una valorizzazione delle aree dismesse non più “economica”, ma urbanistica e sociale. Attraverso progetti di “housing sociale”,( nuova residenzialità per giovani e giovani coppie)in cui le dimensioni di pubblico e privato riacquistino il proprio ruolo, si potrebbe avere una politica a costo zero da parte delle amministrazioni e le aree dismesse sarebbero pensate come terra di nuova centralità, luogo in cui vorremmo vivere.

Bruno Dolcetta
Docente di urbanistica allo IUAV di Venezia, Dolcetta fonda il suo discorso su una citazione fatta da Gustavo Giovannoni che introduce il concetto di “città vecchia” e “città nuova“. Per l’architetto la città va concepita come un monumento, alla città storica deve essere affiancata la città nuova. E’, quindi, una “città accanto” a sostituire il termine di periferia.

Massimiliano Fuksas
L’architetto descrive l’aumento progressivo della popolazione negli anni e il conseguente invecchiamento di essa. Roma è una megalopoli in cui 127.000 abitanti vivono nel centro ed i restanti 3.500.000 sono concentrati nelle periferie. La “Grande Roma” necessita quindi di una “governance” ovvero una forza motrice capace di collegare le periferie tra loro e non con il centro sempre più congestionato. L’altro tema che Fuksas affronta è la difesa dell’agro romano.

Leon Krier
L’architetto e urbanista si pone il problema di come costruire la “città matura”. Essa sarà una città in cui non sarà privilegiata la iperdensità e lo sviluppo verticale ma uno sviluppo orizzontale gestito attraverso un ritorno all’uso dei materiali locali. La mobilità sarà costituita da un insieme di piazze collegate da percorsi pedonali affinchè ci sia un ritorno alla dimensione umana.

Richard Meier
L’architetto non crede che ci sia una soluzione ideale che possa risolvere il problema delle aree dismesse, pensa che ogni caso specifico abbia una sua chiave risolutiva.

Paolo Portoghesi
L’architetto descrive le periferie come un arcipelago di isole a cui manca una struttura che le renda parte di un tutto organico. Il sistema della mobilità dovrebbe esser costitutito principalmente da piazze “all’italiana” come piazza Bologna, Re di Roma, ovvero da quie vuoti che, se ben progettati, contano più dei pieni.

Richard Burdett
L’architetto londinese descrive il PRG come uno strumento capace di apportare miglioramenti al sistema urbano ma anche peggioramenti se mal delineato. Secondo Burdett prima di occuparsi dell’architettonico bisogna occuparsi del sistema urbano individuando i proprietari del terreno,i soggetti a cui è affidata la gestione di esso (se fossero privati il rischio di avere un progetto monofunzionale aumenta) e il programma funzionale.

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